Il sistema cauzionale: la chiave per il futuro del riciclo in Italia
Dove siamo oggi tra sfide ambientali, obiettivi UE e scenario politico

Le iniziative di pulizia ambientale, come quelle legate al World Cleanup Day del 20 settembre, ci ricordano ogni anno che la semplice rimozione dei rifiuti non basta: dopo pochi giorni, il problema si ripresenta puntualmente, come un ciclo senza fine. Il fenomeno si aggrava ulteriormente con la dispersione della plastica, che ritorna sotto forma di microplastiche ormai onnipresenti: nell’aria, nell’acqua, e perfino nel nostro cibo. Nonostante gli sforzi della raccolta differenziata, in Italia si stima che oltre otto miliardi di contenitori per bevande in plastica, vetro e metallo sfuggano ogni anno al riciclo, finendo dispersi nell’ambiente o smaltiti in inceneritori e discariche.

La crescita della produzione di rifiuti plastici e la complessità della loro gestione stanno mettendo sotto pressione governi, aziende e consumatori, chiamati ad affrontare una sfida che coinvolge aspetti ambientali, economici e sociali.

L’Europa risponde: obiettivi ambiziosi e nuove regole

L’Unione Europea ha risposto con politiche sempre più stringenti, come la Direttiva UE 2019/904 sulle plastiche monouso, che impone agli Stati membri obiettivi elevati di raccolta e di contenuto riciclato nelle bottiglie in plastica: entro il 2029, il 90% di raccolta selettiva e almeno il 30% di plastica riciclata nelle nuove bottiglie entro il 2030.

Il nuovo Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio conferma questi traguardi, estendendo il tasso di raccolta del 90% anche ai contenitori metallici. Inoltre, la Commissione Europea potrà imporre l’adozione del sistema cauzionale ai Paesi che, per tre anni consecutivi, non raggiungeranno l’obiettivo del 90% entro il 2029.

Anche i Paesi considerati virtuosi, come Italia e Belgio, saranno quindi obbligati a introdurre un sistema di deposito cauzionale: nessuna nazione ha mai raggiunto questi risultati senza tale strumento. Persino la Svizzera, spesso citata come modello, si ferma da anni poco sopra l’80% di raccolta.

Il DRS: la soluzione strutturale per il riciclo

Se per molti tipi di rifiuti abbandonati servono misure punitive e grandi risorse, per i contenitori di bevande esiste una soluzione efficace e preventiva: il sistema di deposito cauzionale (Deposit Return System – DRS). Questo meccanismo prevede che il consumatore versi una piccola cauzione all’acquisto, che viene restituita al momento della riconsegna dell’imballaggio vuoto.

Il DRS, che riprende la logica del vuoto a rendere ma applicata ai contenitori monouso, si è dimostrato nei 17 Paesi UE che lo hanno adottato l’unico strumento capace di recuperare fino al 98% degli imballaggi per bevande, come avviene in Germania. In Austria, dove il sistema è stato avviato a gennaio, si prevede di raggiungere l’80% di raccolta già entro la fine dell’anno, mentre la Romania, dopo meno di due anni, si avvicina al 90% e nelle città non si vedono più bottiglie o lattine abbandonate.

Italia: quale direzione prendere?

Nonostante i dati e le analisi a favore del DRS, come dimostrato dallo studio pubblicato dalla campagna “A Buon Rendere – molto più di un vuoto” nel 2023, il Governo e il Ministero dell’Ambiente non hanno ancora dato segnali concreti di voler adottare il sistema. Le strategie attuali puntano su un potenziamento della raccolta differenziata e sul finanziamento di eco-compattatori tramite fondi pubblici, ma non affrontano la questione strutturale.

Negli ultimi mesi, però, il dibattito politico si è acceso: esponenti sia della maggioranza che dell’opposizione hanno sottolineato la necessità di accelerare la discussione sul DRS. L’On. Milani (FdI), Segretario della Commissione Ambiente della Camera, ha dichiarato che “dovremo raccogliere e riciclare il 90% delle bottiglie entro il 2029, un traguardo raggiungibile solo con il DRS”. Anche il PD e il Movimento 5 Stelle hanno presentato ordini del giorno per impegnare il governo a considerare la misura, mentre interrogazioni parlamentari hanno evidenziato la mancanza di dati trasparenti sui progetti finanziati con il PNRR.

Secondo la coalizione di ONG ambientaliste e operatori del settore che sostiene il DRS, aspettare il 2029 per constatare il mancato raggiungimento degli obiettivi sarebbe irresponsabile, sia per i costi ambientali che per quelli economici legati alla gestione dei rifiuti e alla Plastic Tax che l’Italia paga annualmente all’UE per le bottiglie non riciclate.

Un’anomalia italiana: il ruolo dei produttori

A differenza di quanto avviene nel resto d’Europa, in Italia le associazioni dei produttori di bevande non sostengono il sistema cauzionale, che altrove è gestito e finanziato proprio dai produttori. Questo è evidenziato anche nella guida “DRS Playbook” pubblicata da Natural Mineral Waters Europe (NMWE) e UNESDA Soft Drinks.

Un recente Brand Audit della campagna “A Buon Rendere” ha mostrato che il settore della birra (vetro e metallo) è il principale responsabile della dispersione di imballaggi, con marchi come Moretti, Red Bull, Coca-Cola e San Benedetto che rappresentano il 67% dei rifiuti identificati. Tra i gruppi, Heineken guida la classifica, seguita da Coca-Cola, AB InBev e San Benedetto.

Solo uno dei grandi marchi, Acqua Sant’Anna, si è espresso pubblicamente a favore del DRS: il presidente Alberto Bertone ha sottolineato come l’Italia non possa permettersi di restare indietro rispetto all’Europa e che solo un impegno comune tra governo, imprese e cittadini potrà accelerare l’introduzione del sistema, trasformando una sfida in un’opportunità di sostenibilità.

Il DRS in Italia

Il sistema di deposito cauzionale rappresenta una svolta strutturale e necessaria per l’Italia, non solo per raggiungere gli obiettivi europei ma per costruire un’economia circolare reale, ridurre i costi ambientali e sociali e rispondere alle aspettative dei cittadini. Il dibattito è aperto: la scelta ora spetta alle istituzioni, alle imprese e alla società civile.

soource link https://www.huffingtonpost.it/dossier/terra/2025/09/30/news/riparte_la_battaglia_per_il_deposito_cauzionale-20156969/



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