Infrastrutture per rilanciare il riciclo
Come il DRS è necessario in Italia per raggiungere il 90% di riciclo della plastica, come richiesto dalla direttiva UE

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La  European Directive 2019/0904 impone agli stati membri target di riciclo della plastica ambiziosi: 70% entro il 2027 e 90% entro il 2029.

E' opinione condivisa che, nonostante una raccolta efficiente e differenziata a casa, solo con un Deposit Return Scheme si riesca a catturare 9 contenitori su 10.Il consumo "on the go" è un esempio lampante in cui il contenitore finisce in un cestino indifferenziato o, peggio, viene gettato nell'ambiente.

Il DRS si basa sulla creazione di un valore 'artificiale e forzato' associato a contenitori di bevande vuoti. Questo genera a sua volta una 'industria' di raccolta e restituzione, esercitata dai consumatori.

L'implementazione di un DRS richiede un coordinamento importante tra vari stake holders. Il costo principale è probabilmente quello delle Reverse Vending Machines (che sono molto più di un ecocompattatore) che permettono ai negozi di raccogliere i contenitori in modo efficiente e pulito, e consegnare voucher per la riscossione dei depositi da rimborsare.

Un DRS ottiene circa il 70% di cattura dei contenitori nel primo anno, 80% il secondo, e poi tende a 90% negli anni successivi.

Il DRS viene gestito da una no-profit, i cui soci sono tipicamente stakeholders provenienti dal mondo del riciclo, beverage e retail.In Italia si vendono circa 15 miliardi di contenitori, tra plastica e alluminio. 

Se il deposito pagato fosse 20centesimi, si parla di 3 miliardi di euro all'anno pagati dai consumatori al primo acquisto e da rimborsare quando i contenitori vengono restituiti.

A causa del ramp up naturale di un cambiamento cosi radicale, se nel primo anno vengono raccolti il 70% dei contenitori, il 30% dei depositi non verrà rimborsato, che corrispondono a 900mln di euro che senz'altro aiutano la creazione della infrastruttura.

 


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